A NOVAFELTRIA la giornata del caregiver

Il caregiver familiare è colui che si prende cura di una persona cara in condizioni di non autosufficienza. Anche quest’anno la Giornata che valorizza questa importante figura, si è tenuta a Novafeltria lunedì 22 maggio con uno stand in piazza per informare la cittadinanza sugli enti impegnati a questo riguardo, e coinvolgendo le nuove generazioni sui temi del prendersi cura.

Il caregiver familiare è riconosciuto ufficialmente con la legge regionale 2/2014 per valorizzarne l’importanza nel lavoro di cura e per la società. Si prevede nella legge la realizzazione di una giornata dedicata con azioni di informazione, sensibilizzazione e partecipazione insieme ad Ausl Romagna ed enti di terzo settore. Nel nostro territorio sono promotori i Comuni di Rimini, Riccione, Bellaria-Igea Marina, San Giovanni in Marignano, Montescudo Monte Colombo e Unione Comuni Valmarecchia, con il supporto di Volontarimini e con il patrocinio della Provincia di Rimini.

La giornata di Novafeltria è iniziata nella Biblioteca comunale, dove si è svolto l’incontro pubblico “Ricerca e ricordi sui luoghi del prendersi cura a Novafeltria – Il dispensario” a cura del Circolo ACLI Novafeltria e delle scuole della zona. Sono state coinvolte le scuole elementari di Novafeltria, Maiolo, Talamello e quelle medie di Novafeltria per un totale di oltre 250 studenti che, insieme a genitori e nonni, hanno ricordato il Dispensario, oggi sede della Biblioteca comunale. Una preziosa opera di ascolto delle persone anziane e dei ricordi di un luogo di cura, così come l’anno precedente si era realizzata una pubblicazione dedicata alla storia del locale Ospedale.

La presentazione del libro è stata curata da Stefano De Carolis, direttore della Scuola di Storia della medicina dell’Ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri della provincia di Rimini.

Silvano Piscaglia, presidente del Circolo ACLI di Novafeltria ha illustrati i motivi della “ricerca insieme”, poi è seguito il saluto di Stefano Zanchini, sindaco di Novafeltria.
Carlo Pantaleo, coordinatore dei progetti sociali di alternanza scuola-lavoro e del “Caregiver day”, ha sottolineato l’importanza di questa opera educativa e sociale per una comunità che sa prendersi cura. Di grande interesse i ricordi di Alessandro Piscaglia, già medico presso il Dispensario, mentre aneddoti e curiosità sono stati narrati da Nazzareno Fraternali, detto Rino. Al termine gli interventi di studenti e docenti che hanno collaborato al progetto e alla pubblicazione, che sarà consegnata alle autorità e alla stessa Biblioteca comunale.

Il Dispensario, oggi sede della Biblioteca comunale

Per meglio comprendere il senso della pubblicazione dedicata al Dispensario, si riportano le note pubblicate in quarta di copertina da Silvano Piscaglia, presidente del Circolo ACLI di Novafeltria.

«La parola cura si riferisce alla comprensione e azione sulla causa o i sintomi di una malattia; in questo senso la parola curare è garantita dalla scienza, dalle capacità tecniche di chi opera – scrive Piscaglia –. Prendersi cura è altra cosa, esprime il coinvolgimento personale dell’operatore sanitario, ma anche del familiare, o dell’amico con la persona che soffre, coinvolgimento che si esprime attraverso la compassione, la premura, l’incoraggiamento e il sostegno emotivo. La meraviglia del prendersi cura, in tal senso, è che a nessuno è precluso né dare né ricevere e questo rende la vita degna di essere vissuta.

Nella storia della assistenza sanitaria questi due concetti hanno conosciuto vari destini.

Nell’era prescientifica della medicina, prevaleva il prendersi cura. La guarigione, se si verificava, risultava essenzialmente dalla capacità di ripresa dell’organismo del malato e dalla compassione, dalla premura, dall’incoraggiamento e dal sostegno del medico stesso. Con l’avvento della medicina scientifica, la cura del malato tende a essere affidata quasi esclusivamente alla tecnica, mentre si affievolisce l’attenzione al malato nella sua totalità.

Ora vi è l’esigenza di integrare i due aspetti dell’assistenza, il curare e il prendersi cura. Nel concetto del prendersi cura sono quindi compresi sia la competenza professionale e la preparazione scientifica sia il coinvolgimento personale che porta a centrarci nella persona del malato, le cui esperienze anche se non possono essere da noi penetrate pienamente, possono però toccarci profondamente, in quanto anche noi condividiamo la stessa umanità.

Ci sia dunque chiaro che la cura non può essere matematica e il prendersi cura puro sentimentalismo, ma entrambe dipendono dalla profonda comprensione della persona sofferente come unica e irripetibile, dalla capacità insita dentro di noi di provare compassione, nel senso etimologico del termine, cioè la capacità di soffrire insieme, di mettersi “nei panni dell’altro”, di amarlo incondizionatamente e di sentirsi non schiacciati, ma privilegiati nel farlo».