LE DONNE ACLI in udienza a Roma DA PAPA FRANCESCO

Anche le donne delle Acli hanno partecipato all’assemblea generale Unión Mundial de Organizaciones Femeninas Católicas (Umofc) in udienza a Roma, da papa Francesco, sabato 13 maggio 2023.

Per il Coordinamento Donne delle Acli di Rimini c’erano Giuliana Zangheri e Gloria Morolli.

Di seguito il discorso del Papa.

«Do il benvenuto a voi e a quante seguono la trasmissione da remoto, donne che fate parte della Unión Mundial de Organizaciones Femeninas Católicas, venute da diverse parti del mondo con i vostri familiari, per impegnarsi dello spirito ecclesiale e poter tornare con maggiore entusiasmo ai vostri luoghi di provenienza. A tutte porgo il mio più cordiale saluto. Ringrazio per gli interventi che mi hanno preceduto e che hanno presentato il vostro lavoro e le iniziative che state portando avanti. Grazie.

Con la vostra presenza qui intendete prepararvi a partecipare all’Assemblea Generale che terrete ad Assisi la prossima settimana. Potrete farlo tutte accompagnando con la preghiera le delegate, affinché si lascino illuminare dallo Spirito e sia un’occasione per rinnovare il vostro impulso missionario, seguendo i principi originari che mossero le fondatrici dell’Unión e, al tempo stesso, per guardare al futuro con gli occhi e il cuore aperti al mondo, per ascoltare il lamento di tante donne nel mondo che subiscono l’ingiustizia, l’abbandono, la discriminazione, la povertà, o un trattamento disumano fin da bambine in alcuni procedimenti. 

L’Osservatorio Mondiale delle Donne che avete avviato vi darà indicazioni per individuare i bisogni e poter così essere “samaritane”, compagne di viaggio, che infondono speranza e serenità nei cuori, aiutando e facendo in modo che altri aiutino ad alleviare i tanti bisogni corporali e spirituali dell’umanità.

Oggigiorno c’è urgente bisogno di trovare la pace nel mondo, una pace che comincia, soprattutto, dentro al cuore, un cuore malato, lacerato dalla divisione dell’odio e del rancore. Oltre alla pace, a essere in pericolo è anche l’identità antropologica della donna poiché viene usata come strumento, come argomento di dispute politiche e di ideologie culturali che ignorano la bellezza con la quale è stata creata. 

È necessario valorizzare maggiormente le sue capacità di relazione e di donazione, e che gli uomini comprendano meglio la ricchezza della reciprocità che ricevono dalla donna, per recuperare quegli elementi antropologici che caratterizzano l’identità umana e, con essa, quella della donna e il suo ruolo nella famiglia e nella società, dove non smette di essere un cuore pulsante. 

E se vogliamo sapere che cos’è l’umanità senza la donna, che cos’è l’uomo senza la donna, lo abbiamo nella prima pagina della Bibbia: solitudine. L’uomo senza la donna è solo. L’umanità senza la donna è sola. Una cultura senza la donna è sola. Dove non c’è la donna, c’è solitudine, solitudine arida che genera tristezza e ogni sorta di danno per l’umanità.

Dove non c’è la donna, c’è solitudine.

Oggi, giorno in cui si commemorano le apparizioni della Vergine Maria ai pastorelli di Fátima — e anche oggi sono molto triste, perché nel Paese in cui apparve la Vergine si promulga una legge per uccidere, un ulteriore passo nella lunga lista di Paesi con l’eutanasia — oggi allora, pensando alla Vergine, guardiamo a Maria come modello di donna per eccellenza, che vive in pienezza un dono e un compito: il dono della “maternità” e il compito di “prendersi cura” dei suoi figli nella Chiesa. Anche voi in quanto donne possedete questo dono e questo compito, in ogni ambito in cui siete presenti, sapendo che senza di voi questi ambiti sono soli. Non è bene che l’uomo sia solo, per questo Maria vi insegna a generare vita e a proteggerla sempre, relazionandovi con gli altri a partire dalla tenerezza e dalla compassione, e coniugando tre linguaggi: quello della mente, quello del cuore e quello delle mani, che devono essere coordinati. 

Quello che pensa la testa lo senta il cuore e lo facciano le mani; quello che sente il cuore sia in armonia con ciò che si pensa nella testa e fanno le mani; quello che fanno le mani sia in armonia con ciò che si sente e con ciò che si pensa. Come ho già detto in altre occasioni, credo che le donne abbiano questa capacità di pensare quello che sentono, di sentire quello che pensano e fanno e di fare quello che sentono e pensano. Vi incoraggio a continuare a offrire questa sensibilità al servizio degli altri.

Tornando a Fátima, in mezzo al silenzio e alla solitudine dei campi, una donna buona e piena di luce incontrò dei bambini poveri e semplici. Come in tutte le cose grandi che Dio fa, a caratterizzare la scena sono la povertà e l’umiltà. In quei pastorelli siamo rappresentati anche noi — tutta l’umanità —, fragili e piccoli, e potremmo addirittura dire un po’ sconcertati e impauriti dinanzi agli eventi che si presentano nella vita e che a volte non riusciamo a capire, poiché quegli eventi ci superano e ci mettono in crisi.

In questo contesto segnato dalla debolezza ci si deve chiedere: che cosa ha reso forte Maria? Che cosa diede forza ai pastorelli per fare quello che Lei chiese loro? Qual è il segreto che trasformò quelle persone fragili e piccole in testimoni autentici della gioia del Vangelo? Care sorelle, il segreto di ogni discepolato e della disponibilità alla missione sta nel coltivare questa unione, un’unione dal di dentro con l’“ospite dolce dell’anima” che ci accompagna sempre: l’amore a Dio e il restare uniti a Lui, come i tralci alla vite (cfr. Gv 15, 1-11), per vivere — come Maria — la pienezza dell’essere donne con la consapevolezza di sentirsi scelte e protagoniste nell’opera salvifica di Dio.

Ma ciò da solo non basta. Questa unione interiore con Gesù deve manifestarsi all’esterno, deve manifestarsi rimanendo in comunione con la Chiesa, con la mia famiglia o con la mia organizzazione, che mi aiutano a maturare nella fede. È questo a dare valore a tutte le iniziative che portiamo avanti. Bisogna “pregare” le opere e “operare” la preghiera. In tal modo ci situeremo

in sintonia con la missione di tutta la Chiesa. È anche questa l’essenza della sinodalità, ciò che ci fa sentire protagonisti e corresponsabili del “buon essere” della Chiesa, per saper integrare le differenze e lavorare in armonia ecclesiale.

Vi ringrazio per tutto quello che fate e vi incoraggio ad andare avanti con entusiasmo nei vostri progetti e attività a favore dell’evangelizzazione, seguendo la voce interiore dello Spirito, docili ai tocchi interiori. Che Gesù vi benedica e la Vergine custodisca voi e le vostre famiglie. Prego per i frutti della Assemblea, parlate chiaro, discutete, litigate un po’ perché fa bene, vi fa andare avanti.

E vi chiedo, per favore, di continuare ad accompagnarmi con le vostre preghiere. Grazie».