DONNE E LAVORO, 8 marzo al cinema Fulgor di Rimini

Un pomeriggio di festa e riflessione, quello dell’8 marzo al cinema Fulgor di Rimini, a partire dalle ore 17.

Si comincia con i saluti istituzionali di Emma Petitti, assessora Pari Opportunità della Regione Emilia-Romagna, di Gloria Lisi, vicesindaca del Comune di Rimini, e di Annamaria Semprini, responsabile del Coordinamento Donne Acli di Rimini.

A seguire letture a cura di Maria Costantini, e immagini con la sabbia di Mauro Masi.

Alle 18 il dibattito su “DONNE E LAVORO. Progetto di sensibilizzazione sul tema della discriminazione delle donne nel mondo del lavoro”. Intervengono l’assessora regionale Emma Petitti insieme a Claudia Labate, avvocata Diritto del Lavoro, Alessandra Gori, segreteria generale NIdiL Cgil Rimini, il giornalista Primo Silvestri, direttore di Tre – Tutto Rimini Economia. Conduce Simona Mulazzani, Icaro Communication. Sono previste testimonianze di donne lavoratrici e imprenditrici.

Alle 18.45 la regista Pj Gambioli e Monia Cappiello, responsabile di produzione, presentano in prima visione il film “Mamme fuori mercato”, sulle difficoltà delle donne madri a collocarsi nel mondo del lavoro. A seguire proiezione.

Alle 19.30 “Femminile plurale”, concerto-reading di NicoNote e aperitivo.

Ingresso libero.

 

L’evento è promosso dalle Acli provinciali e dal Coordinamento Donne Acli di Rimini, con il contributo della Regione Emilia-Romagna e in collaborazione con l’associazione culturale Janas e di United Women Production. In collaborazione con i Comuni di Rimini, Modena, Forlì, Bologna, Bologna è Diritti, Ravenna.

 

 

Donne e lavoro: un format sulle discriminazioni nel mondo del lavoro sostenuto dalla Regione per celebrare la Giornata internazionale della donna

Donne e lavoro: un binomio virtuoso in Emilia-Romagna, un tema che sarà approfondito dalla Regione in occasione della Giornata internazionale della donna, che ricorre in tutto il mondo l’8 marzo. Il quadro regionale descrive una situazione sostanzialmente positiva e proprio su come valorizzare il lavoro delle donne si focalizzerà un format sostenuto dalla Regione con dibattiti, riflessioni e un cortometraggio. La prima tappa si svolgerà a Rimini venerdì 8 marzo con successive repliche in altri quattro capoluoghi emiliano-romagnoli: Modena (19 marzo), Forlì (28 marzo), Bologna (2 aprile) e Ravenna (3 aprile).

 

Il progetto

L’obiettivo è quello di sensibilizzare al problema della discriminazione delle donne in ambito lavorativo, promuovere la diffusione di buone pratiche in materia di conciliazione dei tempi e di welfare aziendale, valorizzare la leadership femminile, le competenze delle donne anche all’interno delle aziende, far conoscere, attraverso esperienze concrete, le pratiche virtuose per consentire alle donne di conciliare i tempi di vita con quelli di lavoro, valutare nuovi progetti sulla base delle esigenze manifestate dalle donne lavoratrici.

Il tutto attraverso momenti di confronto e dibattito e la proiezione del cortometraggio “Mamme fuori mercato” che racconta come ancora oggi le donne madri debbano affrontare non poche difficoltà per collocarsi nel mondo del lavoro. Il cortometraggio è stato realizzato nel 2018 dall’Associazione Culturale Janas in collaborazione con la United Women Production, scritto e diretto dalla regista Pj Gambioli (responsabile di produzione Monia Cappiello), girato fra Rimini e Santarcangelo di Romagna. Il format è promosso da Acli provinciale Rimini e Coordinamento donne Acli Rimini, in collaborazione con l’associazione culturale Janas e United Women Production.

«Quest’anno – spiega l’assessora regionale alle Pari opportunità Emma Petitti – abbiamo scelto di puntare sul tema del lavoro delle donne, della valorizzazione delle risorse, dei talenti e delle competenze delle donne, favorendo la conciliazione perché le politiche volte a sostenere l’equilibrio tra tempi per la famiglia e tempi per il lavoro rappresentano una questione strategica per il perseguimento degli obiettivi di sviluppo economico e occupazionale dell’Unione europea. La Regione Emilia-Romagna ha sempre posto particolare attenzione su questo aspetto, come dimostrano i dati positivi sull’occupazione femminile, possibili grazie anche allo storico impegno sui servizi educativi per la prima infanzia, al sistema di welfare e alle politiche per l’istruzione e la formazione professionale. Senza il supporto e la partecipazione delle donne, il raggiungimento dell’Agenda 2030 risulta un traguardo improbabile: il 5° dei 17 obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile è “raggiungere l’uguaglianza di genere e l’empowerment di tutte le donne e le ragazze”».

 

LE DONNE IN EMILIA-ROMAGNA

 

Contesto demografico

Nel corso del 2018 in Emilia-Romagna risiedevano mediamente oltre 2 milioni 290 mila donne: il 51,4% dei circa 4 milioni 460 mila residenti complessivi. Il 12,5 %, circa 285 mila donne, ha cittadinanza straniera. (Fonte: Regione Emilia-Romagna, Rilevazione della popolazione anagrafica).

La presenza femminile è più elevata nelle età anziane e riflette la maggiore longevità che caratterizza le donne ormai da oltre un secolo. La speranza di vita alla nascita per il 2018 è stimata in 85,2 anni per le donne e 80,8 anni per gli uomini. Il gap a favore delle donne, oggi circa 4 anni, è in riduzione dopo aver toccato il massimo di oltre 7 anni attorno al 1980. [Italia 84,9 donne; 80,6 uomini] (Fonte: Istat, indicatori demografici anno 2018).

Il livello di fecondità è basso ed in diminuzione dopo la crescita degli anni 2000 e il picco del 2009-2010. Il numero medio di figli per donna per il 2018 è stimato in 1,32, livello che si abbassa a 1,17 per le donne italiane e sale a 2,1 per le donne straniere. Nella fase di diminuzione della fecondità il numero medio di figli per donna rimane attorno a 1,2 per le donne italiane mentre scende da 2,6 a 2,1 per le straniere ad opera soprattutto delle giovani sotto i 30 anni. [Italia stima 2018: 1,32 figli per donna; 1,24 per le italiane e 1,98 per le straniere](Fonte: Istat, indicatori demografici 2018 e Indagine sugli iscritti in anagrafe per nascita anno 2017).

Istruzione e formazione

Da anni il livello di istruzione della popolazione femminile è superiore a quello della popolazione maschile. Nel 2017 il 24% delle donne tra 25 e 64 anni residenti in regione possiede una laurea, si tratta di un valore superiore a quello degli uomini (18%) e che, anche se lontano dalla media della UE28 (circa 33%), pone la regione tra le prime nella graduatoria italiana. [media Italia donne 21,5%, uomini 15,8%] (Istat, rilevazione sulle forze di lavoro).

Sono soprattutto le generazioni più giovani ad avere realizzato il sorpasso: nella classe di età 30-34 anni il 35,9% delle ragazze ha un titolo di livello universitario o equivalente contro il 23,9% dei loro coetanei. [Italia donne 34,1%, uomini 19,8%](Fonte: Istat, rilevazione sulle forze di lavoro).

A fronte di ciò persiste una segregazione dei percorsi di studio, le donne sono sovra rappresentate in settori disciplinari a cui afferiscono ruoli tradizionali, come salute, welfare, scienze umane e insegnamento. I corsi di laurea afferenti al gruppo scientifico e al gruppo ingegneria continuano ad essere a predominanza maschile anche se il gap va riducendosi nel tempo. (Fonte: Miur).

Il maggior investimento delle ragazze in capitale umano rispetto ai coetanei non sempre trova un ritorno nelle condizioni lavorative. Nel 2017 la percentuale di occupati sovraistruiti in regione è del 28,1% tra le occupate e del 23% tra gli occupati. (Fonte: Istat, rilevazione sulle forze di lavoro).

 

Lavoro e imprese

Nel terzo trimestre del 2018, il mercato del lavoro in Emilia-Romagna, rispetto allo stesso periodo del 2017, mostra forti segnali di miglioramento. Gli occupati sono aumentati di +46.000 unità ed i disoccupati diminuiscono di -33.000. (Fonte: Istat, rilevazione sulle forze di lavoro).

Risultano occupate 2.015.000 persone di cui 1.124.000 maschi e 891.000 femmine (44,2%). L’aumento degli occupati rispetto al 3° trimestre del 2017 è da imputare principalmente agli uomini (+38.000 occupati), piuttosto che alle donne (+8.000). (Fonte: Istat, rilevazione sulle forze di lavoro).

Il tasso di occupazione della popolazione di 15 anni e più nel 3° trimestre 2018 è al 77,9% per gli uomini e al 61,8% per le donne per le quali si rileva una costanza del valore rispetto al 3° trimestre 2017 mentre per gli uomini il tasso aumenta di 2,2 punti percentuali. (Fonte: Istat, rilevazione sulle forze di lavoro).

Nel terzo trimestre 2018 erano attive oltre 85mila imprese femminili, il 21,1% del totale delle imprese regionali, senza sostanziali variazioni rispetto allo stesso periodo del 2017. Si modifica invece leggermente la struttura interna in termini di settore di attività e di forma giuridica. Diminuiscono le imprese femminili nel settore del commercio (particolarmente nel commercio al dettaglio) e le aziende agricole mentre un aumento importante si rileva per le imprese attive nelle attività professionali, scientifiche e tecniche. (Fonte: Unioncamere).

Le donne sono più presenti nell’area del disagio occupazionale, cioè tra i lavoratori temporanei non volontari e tra i part-time involontari.

Conciliazione

Il part-time è una misura di conciliazione molto usata dalle donne: lavora con un contratto a tempo parziale il 32% delle occupate contro il 7,7% degli occupati. (Fonte: Istat, rilevazione sulle forze di lavoro).

Allo stesso tempo va considerato che la quota di chi dichiara di svolgere un lavoro part time perché non ne ha trovato uno a tempo pieno è del 16,3% tra le occupate e del 4,9% tra gli occupati. (Fonte: Istat, rilevazione sulle forze di lavoro).

La trasformazione da lavoro instabile a stabile riguarda maggiormente gli uomini. La quota di occupati in lavori instabili (dipendenti a termini e collaboratori) nel 2016 che nel corso del 2017 svolge un lavoro stabile (dipendente a tempo indeterminato) è del 13,6% per le donne e del 17,6% per gli uomini. [dato Italia 15,1% donne, 16,5% uomini](Fonte: Istat, rilevazione sulle forze di lavoro – dati longitudinali).

Sono ancora presenti ostacoli all’accesso e alla permanenza delle donne nel mercato del lavoro, particolarmente per le madri. Nella fascia d’età tra 25 e 49 anni, in cui è più frequente la compresenza dell’essere madri e lavoratrici, l’occupazione femminile è più elevata tra le donne senza figli rispetto alle donne che hanno almeno un figlio in età prescolare. Ogni 100 donne occupate senza figli, ve ne sono 82 occupate con almeno un figlio. [in Italia il rapporto è 75 occupate con almeno un figlio in età prescolare ogni 100 occupate senza figli](Fonte: Istat, rilevazione sulle forze di lavoro).

Persiste l’asimmetria di genere nel lavoro familiare e anche quando i partner sono entrambi occupati è la donna a farsi carico di tutti quei lavori che scandiscono la routine quotidiana, come cucinare, lavare e riordinare le stoviglie, pulire e riordinare la casa, lavare, stirare etc. L’indice di asimmetria nel lavoro familiare per le coppie con donna di 25-64 anni in cui entrambi i partner sono occupati è pari a 67,5, meno della media italiana ma ancora distante dal valore di 50 che indica la perfetta condivisione dei carichi di lavoro familiare. [Italia 69,1](Fonte: Istat, indagine Multiscopo sulle famiglie: uso del tempo].

L’Emilia-Romagna mostra una situazione più favorevole rispetto alla media italiana anche grazie alla maggiore diffusione del sostegno ai membri più deboli delle famiglie.

In Emilia-Romagna oltre un quarto dei bambini 0-2 anni usufruisce di servizi socio-educativi per la prima infanzia, la quota più elevata tra le regioni italiane. [Italia 11,6%](Fonte: Istat, indagine sugli interventi e i servizi sociali dei comuni singoli e associati).

Tra le più elevate anche la quota di popolazione con più di 65 anni trattata in assistenza domiciliare integrata che oscilla attorno al 10 % a fronte di circa il 5% a livello nazionale. (Fonte: Ministero della salute).