HO BISOGNO DI CREDERE. A Rimini e Roma il rapporto tra Fellini e il Sacro

Due mostre, due convegni, una serata evento, una ricerca storiografica, un catalogo, un docufilm e un libro degli Atti. “Ho bisogno di credere” è il progetto che ha preso il via sabato 3 ottobre da Rimini con l’inaugurazione della mostra omonima al Museo della Città. Una seconda esposizione, dal titolo “Il divino amore di Fellini”, è allestita sempre al Museo della Città (fino al 17 ottobre 2020). Sabato 10 giornata di approfondimento con il convegno “L’infanzia del mondo”, in programma sempre al Museo della città alle ore 16.
Tutta l’iniziativa intende indagare e analizzare il rapporto tra Fellini e il Sacro: simboli, immagini e parole. Un aspetto poco frequentato, finora, dalla critica; eppure tutta la poetica di Fellini è pervasa di religiosità. Ed è pure presente – con tratti più sarcastici – l’incontro con la realtà “romana” della gerarchia ecclesiastica.
«Ho bisogno di credere. – affermava il regista riminese cinque volte Premio Oscar all’amico e giornalista Sergio Zavoli –. È un bisogno né vivo né maturo, per la verità, un bisogno infantile di sentirmi protetto, di essere giudicato benevolmente, capito e possibilmente perdonato».

“Ho bisogno di credere. Fellini e il sacro” è promosso dalla Università Pontificia Salesiana – Facoltà di Scienze della Comunicazione sociale; dall’Istituto Superiore di Scienze Religiose “Alberto Marvelli” delle diocesi di Rimini e di San Marino-Montefeltro e dal centro culturale Paolo VI di Rimini, in occasione del centenario della nascita del regista riminese. All’iniziativa collaborano anche le ACLI provinciali di Rimini e il circolo Notorius Rimini Cineclub.

«Si concretizza un sogno che ha iniziato a popolare i nostri desideri nel lontano 1999, quando il centro culturale Paolo VI stava lavorando con padre Virgilio Fantuzzi attorno al tema del senso in Fellini – ha detto Antonio Polselli, presidente del centro culturale riminese che ha dato il via a tutta l’operazione –. Purtroppo quell’idea a lungo cullata non riuscì a realizzarsi, ma ha gestato il progetto che oggi respira con due polmoni, uno a Rimini ed uno a Roma, rivisitando l’immaginario religioso nei film di Fellini con le sue contraddizioni e le sue provocazioni».
«La nostra è una banca che ha radici ben salde nel territorio e che sostiene di frequente iniziative culturali capaci di incidere sulla cittadinanza, proprio come “Fellini e il sacro”, con le sue ricerche e gli studi sul profilo religioso di uno dei più grandi registi di tutti i tempi», le parole di Francesco Meledandri, responsabile sede di Rimini di Crédite Agricole Italia, main sponsor dell’intero progetto.
«È la maledizione dei geni: essere avanti di anni rispetto al presente in cui vivono, e per questo motivo non essere capiti – il contributo di don Gabriele Gozzi, vice direttore dell’Istituto di scienze religiose Alberto Marvelli –. Non ci può essere il genio senza la controversia. Per fortuna c’è il tempo che rivaluta. Federico Fellini è stato spesso considerato un autore lontano dalla Chiesa, e soprattutto da un approccio confessionale alla trascendenza (dimensione quest’ultima in realtà molto presente nella sua filmografia). Al contrario, il cinema di Fellini interroga profondamente, ci colpisce nella carne per elevare lo spirito».
Per Renato Butera, coordinatore della facoltà di Scienze della comunicazione sociale dell’Università Pontificia Salesiana (Roma), una delle “menti” dell’operazione, il progetto vive di tante sfaccettature e di contributi dalle modalità espressive variegate. «Il libro degli Atti, ad esempio, raccoglie i contributi di quattordici specialisti. Si è parlato tanto del Fellini onirico, metafisico, perfino esoterico: mai ci si è soffermati appieno sulla dimensione religiosa del regista, il quale in realtà in tutte le sue pellicole (eccettuate Satyricon e Agenzia matrimoniale) ha toccato in maniera considerevole il tema del sacro con elementi, oggetti, azioni e personaggi. Anche in maniera ironica e satirica, ma sempre rispettosa. E film come La strada e Le notti di Cabiria portano con sé un messaggio profondo sul sacro e il senso della vita».
Il saggista e ricercatore universitario Davide Bagnaresi (Università di Bologna – Polo di Rimini, e Università Pontificia Salesiana – Roma) è autore di una ricerca storiografica sui primi venti anni di vita di Fellini, «quelli meno ricchi di informazioni e spesso anche non corrette. La vera casa in cui è nato, l’asilo che ha frequentato, le suore “cappellone” e la “suora nana” sono alcuni degli “inediti” frutti di questa ricerca che si conclude simbolicamente con il matrimonio, sul quale c’è una bellissima intervista di Giulietta Masina che racconta quella giornata. La ricerca è ancora in divenire, ed è ricca anche di fotografie inedite. Finirà per diventare due libri, in collaborazione con Butera, che indagheranno anche il rapporto di Fellini con gli intellettuali cattolici: entrambi vedranno la luce sul finire del 2021».
Il logo simbolo della mostra “Ho bisogno di credere” e del progetto “Fellini e il sacro” è la luna (de La voce della luna, uno dei film simbolo della religiosità di Fellini) che ha il volto di Gelsomina. Nasce, come tutta la cura grafica e gli allestimenti, dallo studio Kaleidon di Rimini. «La mostra “Ho bisogno di credere” si sviluppa in venti grandi pannelli (e alcune installazioni), ciascuno segnato da un tema, quasi fosse una via crucis», racconta il creativo Francesco Ramberti.
«L’anno del centenario felliniano, per il quale il Comune di Rimini ha ideato il logo Fellini 100 e il coordinamento a livello nazionale, ha abbracciato tante iniziative, e non tutte di qualità – ha affermato Giampiero Piscaglia, assessore alla Cultura del Comune di Rimini –“Fellini e il sacro” lo è: volge lo sguardo, e lo fa bene, su una dimensione poco affrontata del regista. Il rapporto tra Fellini e il sacro è contraddittorio: a volte il regista è ironico, a volte sarcastico, solo in un’occasione critico (a proposito dell’educazione sessuale dei giovani, ma va tutto contestualizzato) ma comunque venato di ammirazione non solo per il sacro ma anche per la religione e la religione cattolica».

La prima mostra. Il sassolino del matto (La strada); il pellegrinaggio al Santuario del Divino Amore (Le notti di Cabiria); la statua di Cristo in volo su Roma (La dolce vita); il collegio religioso e l’incontro con il cardinale (8 e 1/2); la recita del martirio della Santa (Giulietta degli spiriti); il Rex (Amarcord); la sfilata di abiti ecclesiastici (Roma) e ancora sequenze tratte da Lo sceicco bianco, Il Bidone, I Clown, Casanova, La città delle Donne, La voce della Luna.
Attraverso venti grandi e suggestivi pannelli e una serie di fascinose scenografie si ripercorre una parte sostanziosa della filmografia di Federico Fellini, attraverso un originale grandangolo. Dopo il Museo della Città (3-17 ottobre 2020):, la mostra sarà allestita a Roma, presso la Pontificia Università Salesiana (24-31 ottobre 2020), per ritornare a Rimini (8 novembre-8 dicembre) presso il centro commerciale Le Befane.
La mostra è accompagnata da un catalogo omaggio di 24 pagine a colori, realizzato in collaborazione con il settimanale ilPonte di Rimini, grazie ad alcuni partner.

La seconda mostra. Fellini che si definiva «un artigiano che non ha niente da dire, ma sa come dirlo», ha lasciato opere ricche di satira e velate di una sottile malinconia, caratterizzate da uno stile onirico e visionario. Le notti di Cabiria diventano così “Il divino amore di Fellini”, la seconda mostra ospitata al Museo della Città (fino al 17 ottobre 2020). L’esposizione è dedicata alle emozionanti fotografie ritrovate da Jonathan Giustini del pellegrinaggio di Federico Fellini al Santuario romano del Divino Amore. La casa editrice riminese Interno4 ha dedicato un interessante volume, Fellini inedito, proprio alle sessantacinque fotografie “ritrovate” dalla lavorazione de Le notti di Cabiria. Chiudono il libro due interviste ritrovate a Manuel Vázquez Montalbán e Manoel de Oliveira.
Il Museo della Città ospita trenta pannelli con le fotografie che ritraggono il regista e gli attori, il set, il sopralluogo, il Santuario, e testi relativi agli scatti.

Ricordiamo che le mostre allestite al Museo della Città di Rimini sono aperte fino al 17 ottobre.

SABATO 10 OTTOBRE, sempre al Museo della Città, alle ore 16 è previsto il convegno “L’infanzia del mondo”, coordinato da Francesco Ramberti. Di seguito il programma degli interventi:

“L’infanzia e la giovinezza di Fellini a Rimini”

Davide BagnaresiUniversità di Bologna – Campus di Rimini

“La figura, l’arte e la spiritualità di Giulietta Masina”

Marco TibaldiIstituto Superiore di Scienze Religiose – Bologna

“La spiritualità nella poetica felliniana da Giovanni Pascoli a Tonino Guerra”

Gianfranco Miro Gori, critico cinematografico

“Il mondo cattolico e Fellini: pro e contro”

Renato ButeraUniversità Pontifica Salesiana – Roma

Le prenotazioni si ricevono il 5 ottobre: e-mail fellinieilsacro@aclirimini.it – cell. 335 6509432. Posti assegnati in ordine di prenotazione fino ad esaurimento. Streaming su www.icaroplay.it e http://fsc.unisal.it e sul canale televisivo digitale 211 di Icaro TV

L’evento prosegue alle 21 al teatro Galli con la tavola rotonda “Fellini e il Sacro. Dialoghi, testimonianze e musiche”, conduce Fabio Falzone.

Intervengono:

Pupi Avatiregista e scrittore

Marco Tibalditeologo

Mauro Camattariregista

A seguire Arie ispirate alle musiche di Nino Rota

eseguite da Federico Mecozzi

e la proiezione del docufilm “Ho bisogno di credere

realizzato dalla facoltà di Scienze della comunicazione sociale della Pontificia Università salesiana – Roma.

Info: https://fellinieilsacro.unisal.it