SANTIAGO DE COMPOSTELA, il cammino di Gaetano Lanaro

Gaetano Lanaro, presidente del circolo Acli di Soanne, racconta la sua esperienza di cammino verso Santiago de Compostela

Santiago

 

Santiago de Compostela, 5 giugno 2016

 

Anche se il sole è nascosto dalle nuvole, per me è una bellissima giornata.

Sono finalmente arrivato alla meta desiderata: SANTIAGO DE COMPOSTELA.

Un mese fa mi sembrava impossibile, o quasi irragiungibile (alla mia età) questa bramata meta, ma con volontà e caparbietà non mi sono arreso fino alla fine.

Cosa significa questo cammino per me?

Questo cammino è come vivere una vita, come rivedere il tuo passato; tutte le difficoltà: le vesciche nei piedi, il male alle caviglie, le tendiniti, la pioggia, il peso dello zaino, la fatica delle salite, la solitudine e altre prove, rispecchiano le difficoltà che abbiamo nella nostra vita, esse ci determinano se vogliamo continuare o arrenderci. Ho visto vari compagni di viaggio, che messi alla dura prova dai dolori fisici, si sono arresi, fermati, o hanno dovuto lasciare il cammino. Altri invece con forza di volontà, zoppicando o chiedendo aiuto, sono riusciti a continuare il cammino.

Così come la vita. Qualcuno si arrende e non sa cosa fare, dove sbattere la testa, si deprime e non affronta i problemi. Invece altri, anche in difficoltà si fanno aiutare e, insieme ai fratelli, sorretti e amati continuano ad andare avanti.

Il cammino verso Santiago è come rivedere la propria vita. Rivivere la bellezza (l’arrivo alla meta desiderata), confrontarsi con persone mai conosciute prima e mettere insieme, la propria vita e lo scambio della proprie esperienze. Rivivere momenti di stanchezza, di solitudine e così pensare quando nella tua vita sei lontano dagli altri e solo in te stesso.

Ma il bello è l’arrivo, tanto desiderato, alla meta che si è stabilita Santiago dopo circa 800 km. Giorno dopo giorno cammini, cammini e poi l’arrivo…

Allora dentro di te tutto si libera, anche il pianto, ti scendono i lacrimoni, non sai se per la gioia o se per la stanchezza: non si può definire bravo un pellegrino, ma si accetta una lacrima per lo sforzo.

Alla fine del viaggio, raggiunto la meta desiderata, ricordi il tuo cammino dall’inizio alla fine, riscopri le gioie, la stanchezza, i dolori e rivedi le scelte che hai fatto nella tua vita, quelle giuste che portano gioia e quella sbagliate che portano rancore, ma alla fine del viaggio l’arrivo alla meta, si è contenti di quello che si è vissuto.

Solo nella vita terrena, quando la morte ti colpisce all’improvviso, ti trovi impreparato, non riesci a vivere la gioia dell’arrivo; la grande gioia di essere vicino al Signore.

È così, il cammino dell’anima verso Santiago è come rivivere la propria vita, e alla fine assapori la gioia del premio, mentre alla fine della vita non riesci a viverla, ma ti aspetta lo stesso una grande gioia: il momento della vicinanza al Signore.

Ognuno dovrebbe fare questa bella esperienza nella vita, per poter gustare ciò che il Signore ci dona ogni giorno. Non possiamo credere di essere i soli a “fare” per la nostra società, ma insieme ai fratelli dobbiamo costruire la nuova società, su quello che ci fa conoscere il vangelo. Mai una parola del Signore è stata vana in questo viaggio. Tutto contribuiva a costruire l’amicizia con i fratelli che ogni giorno incontravo. Non voglio fare pubblicità a questo pellegrinaggio, anche perché sembra sia diventato solo un tipo di “turismo” a basso costo, così tra qualche pellegrino che partecipa a scopo religioso, si confondono anche turisti che di senso religioso ne hanno poco…

Spero che il Signore abbia accolto le mie preghiere fatte per i fratelli bisognosi attraverso le intercessioni di San Giacomo fratello di Gesù. È l’amore di Dio che riesce a fare i miracoli. È più importante amare Dio che essere Santi. È più importante stare con il Signore che sapere dove Egli ti porta. È più importante lasciarsi guidare da Dio che chiedergli: ma dove mi fai mettere i piedi?

Un grazie di cuore a tutti quelli che mi hanno permesso di fare questo viaggio.

Gaetano