Nasce l’Associazione Centro Studi ‘Università della Marginalità’

E’ nata questa mattina a Rimini l’Associazione Centro Studi “Università della Marginalità”, ovvero come passare dalla panchina alla cattedra.

Una volta erano barboni, tosicodipendenti, alcolisti, persone ai margini della società, oggi la loro debolezza è diventata la loro forza. Benedetto, Donatella Michelle, sono solo alcuni dei nomi dei ‘Consulenti’ che si sono formati nel progetto partito lo scorso anno ‘Dalla marginalità alla partecipazione’. Da oggi soci a pieno titolo della neo costituita Associazione Centro Studi Università della Marginalità .

Al termine di questo percorso abbiamo sentito l’esigenza di dare vita ad un’Associazione che ci permetterà di proseguire anche in futuro tali attività di studio e formazione, – ha spiegato Sabrina Zanetti Diretore dell’Enaip Centro Zavatta – coinvolgendo sempre più persone provenienti da situazioni di marginalità disponibili a mettere a disposizione le proprie risorse e le proprie competenze, accompagnate da un gruppo di operatori”.

Tanti i temi presentati a Rimini nell’aula magna della facoltà di Scienze della formazione, dove questa mattina a tener lezione di vita sono stati loro i poveri, gli esclusi della società. Marginalità e povertà hanno molti volti che non si conoscono davvero se non si toccano con mano, se non si incrociano gli sguardi. Chi è marginale lo è diventato per tanti motivi, non sono solo persone che vengono da fuori ma anche dai nostri stessi territori. Molto toccante il video presentato dal professor Andrea Canevaro e realizzato durante il percorso del progetto,  dal registra Fabrizio Varesco. “Oggi queste persone che hanno vissuto percorsi così difficili, possono insegnarci a comprendere le loro storie e portare in cattedra esperienze di vita, che servano ad altri, agenti di polizia, educatori, assistenti sociali…”.

Occorre una valorizzazione di queste professionalità nuove, per cogliere aspetti ed intervenire con modalità che le istituzioni non sono in grado di cogliere anche se non per colpa loro.

In una società pervasa dall’egoismo e dalle crisi economiche è diventato sempre più facile abbandonare al proprio destino le persone che necessitano di aiuto – ha detto il Presidente della Provincia Stefano Vitali – Difficile far diventare la marginalità un valore. Ho basato la mia vita su questo e con qualcuno di questi Consulenti ci vivo da 21 anni nella mia Casa Famiglia. Quello che è successo con Andrea Severi è come il territorio dovrebbe agire ogni giorno davanti alla marginalità. Invece prendiamo continui cazzotti nello stomaco per far diventare questo la normalità. Dobbiamo lavorare su questo e mettere questo virus positivo nel momdo e nella società. Cercando di esser propulsori di questo pensiero nuovo e non dobbbiamo stancarci.Credo che occorra insegnare che accettare la marginalità non è un atto di generosità, ma di giustizia e può aiutarci ad evitare i conflitti. Facciamo diventare questo germe di positività che è già dentro di noi un frutto. Basta con teoremi e teorie, occorre l’esempio e fatti positivi.”.

La Prefettura ha fatto da unione ed era presente. “Sicuramente questi Consulenti sono una risorsa da utilizzare al massimo. Sia l’università della marginalità sia i consulenti stessi potranno servire per calibrare meglio gli interventi sul territorio e impiegare le risorse affinchè non vadano disperse in un momento difficile della nostra società”.

La difficoltà più grossa era come intercettare queste persone. – ha spiegato Guido Fontana coordinatore del progetto – come fare per intenderci. Alla fine siamo con umiltà riusciti a costruire una rete di riferimenti e di Istituzioni che ci dessero una mano e in concreto anche del personale che potesse pensare con noi questo nuovo modo di fare inclusione. E’ stato insolito vedere un poliziotto giocare a guardie e ladri simulato con queste persone che fino a poco tempo fa erano ai margini, per raggiungere strategie comuni”.


Qualcuno di loro vincendo il naturale pudore e la timidezza ha raccontato la sua esperienza.

Come Donatella: “Sto facendo un percorso di riabiltazione presso una comunità diurna.

Sono ex alcolista e tossicodipendente. Oggi ho capito che le nostre esperienze negative possono essere opportunità future, dalla negatività alla positività”.

Per Benedetto: “Questo progetto, mi ha cambiato molto. Faccio volontariato in una casa per detenuti. Ho seguito circa 150 persone in questa casa di carcerati e mi hanno insegnato che la famiglia è la base di tutto. La famiglia è la parola chiave. Io stesso ho avuto problemi in famiglia quando ero piccolo. La famiglia e la sua mancanza, giocano un ruolo fondamentale nella vita delle persone. C’è marginalità dove non c’è la famiglia. Sapete quante panchine potete lasciare se c’è la famiglia. La società dice: lo prendo dalla panchina e lo metto in carcere… l’ho isolato, il terrtorio se n’è interessato. Ma se non c’è la famiglia, non c’è nulla. La base di tutto per uscire dalla marginalità è la famiglia”.

Dai poveri c’è molto da imparare. Lo dice don Renzo Gradara direttore di Caritas diocesana. “Il segnale è metterci all’ascolto dei poveri. Fatto il primo passo ora tocca noi fare in modo che il progetto vada avanti. Dalla panchina alla cattedra”.

Il progetto iniziale pensato dal professor Andrea Canevaro e coordinato da Guido Fontana in collaborazione con EnAip Rimini si propone inoltre di comprendere e studiare il fenomeno della marginalità e delle nuove forme di povertà costruendo un Centro di documentazione e studi partecipato. Per questo è stato realizzato un sito internet ad hoc:www.unimarg.it dove trovare utile documentazione e notizie sul progetto.
L’operazione è stata promossa oltre che dalla
Fondazione Enaip S. Zavatta di Rimini e dalla Facoltà di Scienze della Formazione – Sede di Rimini , da: Associazione Papa Giovanni XXIII, Caritas, Cooperativa sociale “Il Millepiedi” e Fondazione San Giuseppe per l’aiuto materno e infantile ai quali si stanno aggiungendo anche altri partner in corso d’opera come Figli del Mondo.