LE ACLI DI RIMINI al Forum del dialogo di San Marino (15-16 marzo)

Anche quest’anno, il 15 e 16 marzo, è stato realizzato il Forum del dialogo (quarta edizione) a San Marino, il cui tema è stato: “Dialogo con i nostri tempi: problemi, opportunità, aspettative”.

Tra le associazioni che promuovono il Forum del dialogo, vi sono le Acli di Rimini. All’evento abbiamo partecipato io, Giuliana Zangheri della Presidenza, e Silvano e Antonella Piscaglia del Circolo di Novafeltria.

Il tema del 2019 è stato scandito da alcune domande significative: Dov’è il lavoro oggi? Perché e da dove arriva l’emigrazione? Come fare uso delle tecnologie? Perché tanta povertà? Dov’è la felicità dell’uomo di oggi?

Renato di Nubila (responsabile scientifico del Forum) afferma: «Questo 4° Forum allarga i suoi orizzonti di riflessione, secondo una logica di graduale ampliamento degli orizzonti culturali già proposti in passato: dal tema monotematico della prima edizione: “Noi e l’Islam”; al più vasto sguardo sulle diversità nella seconda edizione: “Il dialogo con le diversità”; a quello ancora più ampio nella terza edizione: “Il dialogo intergenerazionale: giovani e adulti”. Per la quarta edizione il tema ancora più impegnativo, che vuole puntare l’occhio di una riflessione pacata e rigorosa su una società post-moderna e sui risvolti dei suoi cambiamenti che mettono in luce questioni di significativa portata sociale, culturale e antropologica».

Il 4° Forum si è svolto in forma dialogica e ha offerto spazio alle domande del pubblico agli esperti, che hanno presentato i loro studi nelle relazioni svolte, indicando dei problemi che hanno fatto riflettere sui fenomeni che stanno segnando la vita dei nostri tempi, stimolando tante domande che fanno crescere e creando pensieri nuovi davanti a una società nuova.

La relatrice Nunzia De Capite (Direzioni nazionale della Caritas Italiana) ha sottolineato che la povertà esiste da anni, ma si è diversificata nei tempi.  Nelle relazioni attuali dell’attività delle Caritas è stato inserito il concetto di diseguaglianza, perché è nato in maniera prorompente.

Attualmente, le ricchezze si concentrano sempre più e la Caritas fa progetti personalizzati e percorsi in virtù dei bisogni, attuando sempre maggiormente il concetto multidimensionale del contributo.

Oggi, la povertà è anche generata dalla mancanza di allineamento delle nuove generazioni al mercato del lavoro.

Il futuro economico dipenderà dalla crescita: se è inclusiva, tutto andrà per il meglio; altrimenti, si creeranno sempre ulteriori differenze tra le classi sociali, tra cui si aprirà un solco sempre maggiore.

Anche dalle testimonianze della Caritas locale di San Marino, è emerso che ci sono svariate famiglie che ricorrono alla Caritas, la cui povertà economica è conseguenza della mancanza di lavoro o dalla presenza di un lavoro che non consente una vita dignitosa o da situazioni famigliari particolari, tipo separazioni o malattie.

Maurizio Ambrosini (Università degli Studi di Milano) ha sottolineato il fatto che prima di dare risposta alle domande occorre studiare il problema: chi sono gli immigrati, da dove vengono. Si definisce “immigrato” chi proviene da paesi poveri.

La mobilità c’è sempre stata e, quando i soggetti provengono dai paesi ricchi e portano una mobilità economica, sono sempre ben accetti; lo straniero che proviene dai paesi poveri fa sempre paura.

Occorre però pensare che coloro che riescono a svolgere un lavoro nel nostro paese sono anche coloro che vanno a rimpinguare le casse dell’Inps.

Anche nell’immigrazione occorre più vigilanza: accertare e far sì che ci siano più migranti regolari e che costoro abbiano tutte le autorizzazioni per svolgere attività lavorative.

È intervenuto anche Mor Khoundia Gueye (dirigente della vita associativa del Ministero della gioventù del Senegal), il quale ha spiegato che sta lavorando con le ragazze perché si oppongano all’infibulazione. Lo straniero che arriva in Senegal non viene definito “immigrato”, ma genera curiosità intellettuale.

I senegalesi, che arrivano qui come immigrati, in realtà hanno venduto le loro ricchezze per poter arrivare qui, alla ricerca di un mondo migliore per sé e per la loro famiglia (che lasciano in Senegal). In linea di massima, il senegalese quando è arrivato a una certa età, torna nel suo territorio, alla sua famiglia e, al suo posto, arriva un giovane.

Oggi, dopo la chiusura delle frontiere, l’uomo senegalese che emigra porta con sé moglie e figli.

Il vescovo della Diocesi di San Marino e Montefeltro monsignor Andrea Turazzi è intervenuto ribadendo il valore della persona, così come dice il Papa in “Gaudete ed exsultate”, sottolineando che occorre stimolare il dialogo con tre “C”: Contemplazione – Cultura (capire la nostra storia e pensare ai tesori che abbiamo) – Carità (solidarietà e volontariato).

Il 16 marzo 2019 si è svolto sul tema: Dov’è il lavoro oggi?

Serafino Negrelli dell’Università degli Studi di Milano, ha sottolineato che è sempre maggiore la differenza tra offerta e richiesta e vi è un mancato allineamento. Occorre sicuramente un’istruzione di base, ma occorre anche la capacità relazionale di lavorare in gruppo tra colleghi, utenti, fornitori, pazienti ecc.

Occorre essere creativi, oltre a saper fare cose, adattabilità e competenze trasversali, abilità informatiche.

Vi è anche il fatto concreto che le grandi imprese non investono più in ricerca e invece le piccole imprese fanno rete e insieme investono nella ricerca, anche creando dei luoghi dove specializzano e formano i futuri lavoratori.

Sul tema delle nuove tecnologie, Stefano Triberti dell’Università degli Studi di Milano, ha sottolineato che le nuove tecnologie sono una ricchezza e non bisogna diffidare di esse, bisogna saperle usare e fare esperienza perché la stessa tecnologia può creare relazione, ad esempio se usata in famiglia. La tecnologia suggerisce anche in campo medico terapie, ma sappiamo che la tecnologia dà risposte senza mai capire il motivo, perché è l’uomo che deve capirlo.

Umberto, Curi filosofo dell’Università di Padova, afferma che la felicità viene definita diversamente nel tempo. Potrebbe essere una buona sorte? Potrebbe consistere nel vivere non per se stessi, ma per testimoniare una vita per gli altri? Potrebbe consistere nel non sopravvivere ai figli e ai nipoti? Potrebbe consistere nello star bene con se stessi? Potrebbe consistere nell’inserirsi nella società e nei rapporti con gli altri, capendo i nostri limiti? Potrebbe consistere nella fede? Potrebbe consistere nel bene comune? Nel mettere al centro le relazioni?

Nelle relazioni degli esperti non è stato alimentato il pessimismo, lo smarrimento e la paura già in essere in gran parte della collettività, ma è stato incoraggiato quel senso di fiducia e di speranza con sottolineature dei segni di positività che emergono nei contesti reali, che il cittadino oggi va ansiosamente cercando.

La partecipazione è stata solleticata anche dalla voglia e dall’utilità di capire questa società, così diversificata nei vari aspetti, prendendo spunti dai vari relatori e imparando ad affrontare questi variegati aspetti per vivere una cittadinanza attiva.

Giuliana Zangheri

Presidenza ACLI Provinciali di Rimini